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lunedì 15 dicembre 2008

Esclusiva ISP- Cassani: "Ecco il Giro del 2009"


Davide Cassani, ex corridore e attuale commentatore tecnico Rai, analizza per Itasportpress il percorso del Giro d’Italia 2009.



Nato a Faenza il 1° gennaio 1961 ma cresciuto a Solarolo (RA), Cassani intraprende l’attività ciclistica nel 1976 con la Solarese, poi il passaggio nei professionisti 6 anni dopo con la Termolan Galli, diretta da Bruno Reverberi. In carriera ha anche vestito le maglie di Carrera, Gewiss, Ariostea, MG Technogym e Saeco, correndo accanto a campioni del calibro di Visentini, Roche, Chiappucci e Argentin. Nove volte Azzurro (7° a Renaix, in Belgio, dove trionfò Maurizio Fondriest), Cassani ha vinto, tra l’altro, tre volte il Giro dell’Emilia, due volte la Coppa Agostoni, una volta la Bernocchi e una Milano-Torino nel ’91, oltre a due tappe al Giro d’Italia (Prato ’91 e Lumezzane ’93). Nel 1996, un incidente pone fine alla sua carriera. Quindi la carriera da commentatore RAI, prima in coppia col compianto Adriano De Zan, poi con Auro Bulbarelli. Grazie alla sua grande preparazione ma anche all’ironia e alla garbatezza del suo stile, è uno dei personaggi più amati nel mondo del ciclismo e non solo.

Davide, parliamo del Giro del Centenario che è stato presentato ieri a Venezia. Il percorso è stato definito “speciale” proprio perché attraverserà alcuni luoghi simbolici e alcune città dal fascino particolare.


Sì, questa è una delle caratteristiche del Giro 2009 ma un’altra interessante particolarità è che ci saranno tante tappe insidiose che muoveranno la classifica. Sono almeno 12, poi ci sono 3 cronometro, 6 arrivi in salita, la tappa austriaca, quella di Faenza, la Cuneo-Pinerolo e tanto altro. Tutto ciò dovrebbe rendere il Giro ancora più spettacolare, appassionante e divertente da vedere. Sono sicuro che sarà una grande gara.

Il primo serio arrivo in salita sarà quello dell’Alpe di Siusi.

Sarà il secondo arrivo in salita ma il primo vero e proprio, poiché la salita di San Martino di Castrozza non è durissima e non farà molta selezione. L’Alpe di Siusi, invece, è una salita vera. Comincia a 25 km dal traguardo, i primi 8 km sono facili, ma dopo alcuni tratti in pianura e in falsopiano, inizia la salita vera, 10 km in cui ci potrebbero essere dei distacchi importanti. Alcuni corridori – mi viene in mente Simoni – potrebbero soffrire la prima parte di Giro e già lì si potrebbe capire chi va forte e chi no.

Primo tappone alpino alla decima con alcuni colli storici che hanno fatto la storia sia del Giro sia del Tour.

La Cuneo-Pinerolo, 60 anni fa, entrò al Giro d’Italia dalla porta principale e passò alla storia per i 192 km di fuga solitaria di un certo Fausto Coppi che inflisse 10’ a Gino Bartali. Ora, però, le strade sono asfaltate e le biciclette sono più leggere. L’ultima salita è a 60 km dal traguardo, è una bella e lunga tappa ma potrebbe anche non succedere nulla. Il bello del Giro, e del ciclismo, è proprio questo: non si può mai prevedere quello che può succedere.

La crono delle Cinqueterre potrà già stabilire chi vincerà il Giro e chi no?

Si potrà capire chi non lo vincerà. E’ una crono di 60 km, ci sono due salite e il percorso è straordinario con paesaggi da cartolina. Alcuni corridori, come Di Luca, pur non essendo cronoman, possono limitare i danni. Se però trovi una giornata negativa, su quel percorso ci vuole poco a perdere 3 o 4 minuti.

Poi c’è l’arrivo su San Luca, traguardo che conosci bene per aver vinto tre volte il Giro dell’Emilia.

I corridori dovranno stare attenti, quelli di classifica dovranno lottare per cominciare lo strappo nelle prime posizioni, i distacchi ci saranno ma saranno minimi.

Forlì-Faenza, tappa che si corre sulle strade di casa tua.

Quella è una bella tappa, sulla falsariga di quella del 2003 quando Simoni scattò a 40 km dal traguardo e riuscì a strappare per due secondi la maglia rosa a Garzelli. Il percorso è simile, non è molto lungo ma con una salita dietro l’altra potrebbe diventare una tappa insidiosa e adatta ai colpi di mano. Poi il giorno successivo c’è il tappone del Monte Petrano, quasi 5000 mt. di dislivello e con gli ultimi dieci km che hanno pendenza costante al 9%. Credo sia quella la tappa più dura del Giro.

Alla 17ª c’è la novità Blockhaus.

E’ una tappa cortissima e qualcuno potrebbe soffrire, anche perché arriva dopo il giorno di riposo.

Nella tua ricognizione sul Vesuvio sei stato accompagnato dall’allenatore del Napoli, Edy Reja. Come se la cava sui pedali?

Reja è un ottimo ciclista anche se ultimamente non è allenatissimo per via degli impegni col suo Napoli, con cui sta facendo un ottimo lavoro. Ho pedalato con lui anche 4 o 5 anni fa, quando non allenava ma è uno di quelli che amano il ciclismo, come Guidolin (allenatore del Parma, ndr) che invece va molto forte.

La cronometro di Roma in che modo sarà decisiva?

La classifica, secondo me, sarà già delineata ma potrebbe esserci la lotta per i piazzamenti. E’ un percorso suggestivo che attraversa la Roma Antica, una delle città più belle del mondo. Saranno gli ultimi 15 km di un Giro che, mi auguro, possa passare alla storia non solo perché compie 100 anni.

La lista dei partenti è stellare. Sarà lotta a due tra Basso e Armstrong o si potrà inserire un terzo incomodo?

Non dimentichiamo che potrebbero esserci Evans, Sastre, Cunego e sicuramente ci saranno Di Luca, Bruseghin, Pellizotti e Simoni che è sempre un “duraccio”. Se dovessi fare due nomi, direi Basso e Armstrong ma uno non corre da 2 anni, l’altro da 3.

Damiano Cunego. Corse di un giorno o a tappe?

Nelle corse di un giorno ha dimostrato di essere molto forte. Sicuramente non potrà mai vincere un Tour, al massimo potrà rivincere il Giro ma deve prepararsi specificatamente. Forse anche lui deve ancora decidere cosa vuol fare da grande.

Ultima domanda su un giovane promettente, Vincenzo Nibali. Riuscirà tra qualche anno a competere per la maglia rosa finale?

Io penso di si, ho grande fiducia in lui, è il nostro giovane più interessante per le corse a tappe. Quest’anno Nibali ha un progetto ambizioso, punterà al Tour e credo sia più adatto a lui rispetto al Giro, dato che va forte a cronometro e che preferisce salite non troppo dure. Penso che possa fare molto bene. E’ giovane, sta progredendo con lentezza ma progressivamente. Anche Ivan Basso ha fatto così. Spero e mi auguro che tra 3 o 4 anni possa essere tra i migliori al mondo nelle corse a tappe e possa vincere un Giro o un Tour.

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