(tratto da Lecceprima.it)Tessera del tifoso: sistema di fidelizzazione di massa o strumento di limitazione della libertà di tifare? A questo interrogativo potrò rispondere solo dopo aver tracciato una breve analisi della situazione tifo in Italia e a Lecce in particolare che possa permettere a chi legge di comprendere su quali basi si vuole imporre l’applicazione di detto strumento tessera.
Il movimento ultras: come nasce e si evolve
A mio sommesso parere oggi in Italia si è giunti alla degenerazione del tifo, inteso come sostegno indefinito fatto di colore e calore, a causa di molteplici fattori che ne hanno condizionato prima e mistificato poi il contenuto dell’essere tifoso, soprattutto ultras, trasformando nell’immaginario collettivo la parola ultras come sinonimo esclusivo di belligeranza, violenza, caos.
Occorre prendere le mosse da quello che è stato il vivere ultras all’interno di uno stadio sin dal suo sorgere e cioè una comunità ed un’aggregazione sociale e di massa durata nel tempo da oltre un trentennio come in nessun altro caso in Italia. Sorto come “valvola di sfogo” delle emergenze derivanti dalle lotte di classe e dagli anni di piombo nelle piazze, il fenomeno ultras, ingrandendosi sempre di più sino a raggiungere ogni piccolo paese e città italiana, ma anche europea ed ora mondiale, ha dovuto fare i conti con il contagio delle frange più estreme , vicine alla criminalità a volte anche organizzata e all’ingenerarsi di sacche politicizzate che hanno modificato il dna dell’ultras.
A questo si aggiunga quello che è stata definito, con estrema maestria devo dire, il cosiddetto calcio moderno ove imperante, anche in seno al mondo ultras, è stato il fine di lucro raggiunto attraverso mirate politiche di merchandising, degne quanto a capillare organizzazione, di una società quotata in borsa. A Lecce il fenomeno, grazie a Dio, si è arrestato a quella fase primordiale ove essere ultras significava esserlo nella mente senza condizionamenti esterni da calcio moderno.
“Ultrà Lecce senza Padroni” è il motto che meglio di tutti, unitamente a “Scusate non mi lego a questa schiera morrò pecora nera” esprimono al meglio l’essere ultras nel Salento. No alla politica e al razzismo, no a contatti devianti con i calciatori, giornalisti e società, un tifo stile vecchie maniere, senza fronzoli e retoriche, ma dettato da un sentimento di genuinità misto a passione vera verso la città, il Salento e le sue tradizioni e soprattutto lu Lecce e i colori Giallurussi…
Concludo affermando che continuare a inquadrare la questione ultras unicamente all'interno del mondo del calcio rischia di rivelarsi un atteggiamento estremamente riduttivo e pericolosamente fuorviante. Occorre ormai concentrare la riflessione sul processo inverso a quello che, molto a fatica, si è cercato di interpretare nei decenni passati: quello che il calcio ha ricevuto dalla società in termini di tensioni sociali, di fasce giovanili in subbuglio, di loro bisogno di aggregazione, di voglia di identità, di desiderio di partecipazione, oggi il calcio restituisce alla società in termini di gruppi organizzati, di ideologia diffusa, di disponibilità alla violenza e allo scontro, di maturazione di una coscienza antagonista verso lo Stato.
Tessera del tifoso stumento di fidelizzazione o di limitazione della libertà?
Ciò premesso, affrontiamo quella che in tutte le curve italiane considerano lo strumento destinato a distruggere il tifo in curva. Cos’è la Tessera del tifoso: un sistema di fidelizzazione di massa o uno strumento di limitazione della libertà di tifare?
C’è chi afferma (la maggioranza dei tifosi da stadio) “nulla di male fare, paura non avere”, quasi giustificando e recependo supinamente la tessera e i risvolti da dietro le quinte che si celano dietro la sua applicazione.
C’è chi invece (la minoranza “pensante”) è certa che la tessera sia una vera e propria “trappola” per monitorare la persona, limitarne i movimenti e condizionarne le scelte attraverso lo spauracchio della cosiddetta “black list”, cioè la lista nera che, precludendo la possibilità di acquisizione della tessera, di fatto impedisce l’abbonamento (e con il caro prezzi è un bel vedere…) e l’accesso nel settore ospiti in trasferta (la fine dell’essere ultras).
Sul sito dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive c'è la descrizione della tessera del tifoso: “È uno strumento di fidelizzazione che identifica i tifosi di un club o della Nazionale. Il rapporto che si instaura con la società sportiva è analogo a quello che ormai il mondo commerciale pone in essere quotidianamente coi suoi migliori clienti quando vende i propri prodotti. Tutti i dati personali comunicati dai tifosi sono conservati solo dalle società sportive e utilizzati (nel rispetto della legge sulla privacy) per promuovere tutte le attività e le agevolazioni offerte ai propri clienti (convenzioni con aziende di trasporto e di ristoro, corsie dedicate, borsellino elettronico e molto altro)”.
L’iter legislativo è stato schizofrenico e solo negli ultimi tempi si è giunti, sia pure senza normarne l’ingresso , all’introduzione della tessera del tifoso. Badate bene che a sostegno di tale introduzione della tessera non vi è una legge, un decreto legge, un decreto legislativo o qualsiasi atto avente forza cogente di legge, ma, a mio parere illegittimamente, si è aggirato il sistema di formazione legislativo (tanto per intenderci in Parlamento si sarebbero incontrate resistenze bipartisan) e ci si affidati ad uno strumento anomalo quale è una circolare amministrativa (la numero 555 del 14 agosto 2009 ) con la quale il signor ministro degli Interni Roberto Maroni dà “disposizioni ai Prefetti e Questori che, sentitisi tra di loro, sono INVITATI ad attuare ogni consentita attività di coordinamento, anche con il coinvolgimento delle società sportive, al fine di promuovere le attività descritte in sede di condivisioni di strategie e obiettivi comuni”.
In buona sostanza, l’Us Lecce SpA, se sol lo volesse, potrebbe non aderire, senza incorrere in sanzioni di alcun tipo, a promuovere le strategie di Maroni dimostrando di voler essere al fianco dei tifosi giallorossi. Pura utopia direte voi. E sono d’accordo.
Qual è stato l’iter che ha portato oggi alla vigilia dell’introduzione della tessera? Il 23 aprile 2008 ed il 31 ottobre 2008, con due determinazioni dell'Osservatorio Nazionale Manifestazioni Sportive, viene lanciata la campagna sulla Tessera del tifoso. L'articolo che, di fatto, istituisce la Tessera del tifoso all'interno della Legge Amato è l’art. 9 L. 41/2007, ma vi sono importanti spunti applicativi anche nelle determinazioni Osservatorio del 23 aprile 2008 e del 31 ottobre 2008.
Dal tenore letterale delle norme e delle regolamentazioni si ricava che: un tifoso, raggiunto da Daspo della durata di un anno nel lontano 1991 e regolarmente scontato, non può, oggi, acquistare la Tessera del tifoso, come anche i tifosi daspati in passato e che hanno vinto il ricorso al Tar con conseguente annullamento del divieto d'accesso allo stadio, ed anche coloro i quali hanno avuto una sentenza di condanna di primo grado ma poi sono stati assolti dalla Corte d'Appello o dalla Corte di Cassazione. Quali scopi si prefigge Maroni?
La tessera, quindi, servirebbe a seguire in trasferta la propria squadra ed entrare nei settori “ospiti” dello stadio, ma anche a usufruire di vie di accesso preferenziali ed evitare i controlli ai varchi, per acquistare i biglietti anche al posto del documento d’identità. Molti club la utilizzeranno anche per marketing.
Sarà sempre l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive a decidere se una persona, anche se in possesso della tessera del tifoso, potrà seguire la propria squadra in un incontro giudicato "a rischio" dallo stesso Osservatorio. Occorre compilare un modulo e consegnare le foto. Ovviamente, il richiedente, non deve essere stato sottoposto a Daspo, a misure di restrizione, o essere stato condannato negli ultimi 5 anni per reati da stadio.
La tessera: chi può averla e chi no…
Proviamo a porci degli interrogativi e a dare risposte serene e sincere. Una persona sottoposta a Daspo nel 1990, può averla? Sembrerebbe di no, visto che dicono “non deve essere stato sottoposto a Daspo”. Più avanti si scriverà qualcosa di diverso.
Se sono stato condannato nel 2006, quattro anni fa, per un reato da stadio (tipo: aver scavalcato un vetro) a una multa di 800 euro, e per lo stesso fatto ho scontato già la diffida data dal Questore, oltre ad aver pagato la multa, posso avere la tessera del tifoso? No. Se invece di aver commesso un reato da stadio ho rapinato una banca a mano armata e mi hanno condannato a due anni con la pena sospesa, posso avere la tessera del tifoso? Sì.
Qual è la ragione logica per la quale non posso avere la tessera del tifoso se il Questore non mi ritiene più pericoloso, visto che la diffida l'ho già scontata e la mia pena l'ho pagata? Non ho risposta…
Pertanto non potranno sottoscrivere ad esempio la “Samp card”, la Tessera del Tifoso del Modena F.C., “Roma Club Privilege” coloro i quali siano stati denunciati o condannati con sentenza non definitiva ovvero che si siano resi responsabili della violazione del regolamento d'uso dell'impianto (ad esempio chi si siede sugli scalini, chi guarda la partita in piedi, chi si siede su un seggiolino non corrispondente al biglietto, chi sporca la struttura, chi beve un po' di più etc...).
Non potranno sottoscrivere la “Robur Senese” coloro i quali si siano resi responsabili della violazione del regolamento d'uso dell'impianto, non potranno sottoscrivere la Tessera del Tifoso del Varese che “sono stati destinatari di Daspo” in passato o condannati con sentenza non definitiva; nel modello di adesione al programma visibile presso il sito del Ministero dell'Interno, che dovrebbe rappresentare la sintesi attuale delle modifiche verbali e scritte garantite dal Min. Maroni, si legge che non potranno sottoscrivere la Tessera del Tifoso coloro i quali siano stati denunciati o condannati con sentenza non definitiva ovvero che si siano resi responsabili della violazione del regolamento d'uso dell'impianto
Dovete sapere, ancora, che la violazione del regolamento d’uso dell’impianto non cade in prescrizione quindi potenzialmente un fatto (posto non rispettato in curva ove non vi sono nemmeno i numeri sui seggiolini) accaduto il giorno dopo l’entrata in vigore della normativa vigente (per esempio tre anni fa) potrebbe essere fonte e causa di esclusione del possesso della tessera.
Va da sé che se Tizio e Caio sbagliano posto e si siedono in una seggiola diversa dal posto assegnato e comprovato dal ticket d’ingresso, potrebbero subire sorte diversa a secondo se Tizio va in Curva Nord mentre Caio va in Tribuna Centrale ove spesso gli occhi dei controllori sono meno accorti…
Sarebbe bello sapere cosa potrà fare e quale sorte spetterà al tifoso leccese…
Ma come funziona questo sistema?
Ma cosa è la Tessera del Tifoso? Ad esempio la AS Roma Club Privilege è un volgare bancomat ricaricabile, frutto di un accordo tra la Roma, la Lottomatica (che utilizza il circuito la Visa) e non si sa chi altri. Versate dei soldi e caricate la tessera, che si può utilizzare per acquistare sia l'abbonamento, sia i biglietti per le partite sia, come ogni bancomat, altri beni e servizi. E' strutturata con la tecnologia Rfid.
Cos’è la tecnologia Rfid ?: L'acronimo Rfid che verrà utilizzato per la AS Roma Club Privilege sta per Radio Frequenza Identificazione a Distanza. Le tessere che il Ministero dell'Interno vuole sono dei chip che grazie alla piattaforma telematica della Telecom saranno in grado di tracciare i suoi possessori ovunque. Questo accadrà se il sistema Rfid sarà di tipo “attivo” e non “passivo”, cosa non spiegata dal Ministero dell'Interno.
In ambito industriale e logistico, questa tecnologia è usata per marchiare le mandrie e tracciare le merci durante i viaggi. Cosa trasmette questo chip? I nostri dati, chi siamo, e tutto quello che il Ministero in realtà voglia metterci dentro. E' praticamente un sistema antiterrorismo. Nella grande distribuzione viene già usata per identificare le merci in transito o per effettuare inventari in pochi secondi. Il museo di Rotterdam ad esempio li usa per proteggere i suoi quadri mentre negli Stati Uniti milioni di animali domestici possono essere identificati grazie ai Taf-Rfid. Sono nate addirittura delle società che impiantano gli Rfid nelle persone per far sì che queste siano riconosciute dai propri sistemi di allarme o dalla propria auto senza bisogno di usare codici o chiavi di accesso.
Attorno al Rfid è nato quasi immediatamente un consorzio di aziende e università (l'Aauto-Id Center) che si è posto come obiettivo (forse un po’ troppo sfidante) di marchiare con Rfid tutti gli oggetti prodotti nel mondo in modo da poterne controllare il ciclo di vita online. Sarebbe quindi possibile (almeno teoricamente) sapere in tempo reale la posizione di un qualsiasi oggetto prodotto. Questa idea ovviamente ha portato alla ribalta il problema della privacy. Se ad esempio acquisto un’automobile marcata con Rfid, qualcuno potrà controllare l'automobile ma in pratica sta controllando anche me visto che sono io ad usarla. Potrebbe quindi sapere dove abito, dove lavoro, quali sono i miei orari e tanto altro ancora. Alcune associazioni di consumatori hanno alzato un po’ la voce in merito e nel 2003 l'Auto Id Center si è sciolto. Di fatto però il progetto è allo studio in altre aziende e quindi... staremo a vedere se in futuro avremo a che fare con un nuovo “Grande fratello”.
Ad un tanto si aggiungano gli sconti/agevolazioni previste dal programma originario. Così dal sito del ministero degli Interni: “è favorita la concessione di facilitazioni, privilegi e/o benefici da parte delle società (accumulo punti, diritto di prelazione per l'acquisto di biglietti, convenzioni con altre società private come Ferrovie dello Stato, Autogrill etc...)”. In sostanza all'Autogrill se pago il panino in contanti avrò un prezzo, se lo pago con la magica tessera ricaricabile avrò uno sconto. E tutti sapranno che mi sono fermato in quell'Autogrill.
Una battaglia per la libertà individuale e collettiva
La battaglia contro la tessera del tifoso è una battaglia per la libertà individuale e collettiva che riguarda tutti, anche coloro che non hanno mai messo piede allo stadio. In questi anni abbiamo imparato con le nostre esperienze di strada, di vita, di curva, che quando una norma liberticida viene utilizzata per discriminare un tifoso o un gruppo di curva, questa norma diventa una norma generale che restringe le libertà di tutti all'interno della società. Dobbiamo far aprire gli occhi, dobbiamo parlare un linguaggio all'opinione pubblica, per renderla consapevole che questa è una battaglia che riguarda tutti.
La Tessera del tifoso è incostituzionale e rappresenta una pericolosa schedatura di massa. Ed infatti l’art. 9 della legge 41/2007 dice “che non sono stati sottoposti a Daspo” e, come sapete, non parla di condanne da stadio negli ultimi 5 anni ma solo di “condanne da stadio”. Si ha la situazione per cui verrebbero esclusi dalla possibilità di avere la tessera del tifoso, tutti quei soggetti che hanno avuto condanne (anche non definitive) per “reati da stadio” e che nel corso della vita hanno ricevuto un Daspo, anche se scontato.
Da ricordare che il Daspo non è una condanna (perché non è preceduto da alcun processo, né da alcun giudizio) ma una misura preventiva, decisa arbitrariamente dal Questore. Una misura che, limitando la libertà personale senza bisogno di prove e processo, viola, di per sé, i diritti civili della persona. Alla diffida talvolta segue un processo, che il più delle volte proscioglie gli imputati perché troppo spesso diffidati senza prove. Ebbene, anche queste persone, dichiarate innocenti dallo Stato e che hanno scontato ingiustamente una diffida o una parte rilevante d’essa, non potrebbero avere accesso allo stadio, perché l’art. 9 della Legge non fa differenze tra innocenti e colpevoli (tra quelli che arrivano ad avere un processo), fondandosi sull’esser stati “destinatari” del Daspo.
Tenuto conto quindi che in pratica tale normativa trasformerebbe una misura preventiva (illegittima) in condanna definitiva a vita (il che è anche anticostituzionale). Considerato altresì che tale Tessera può essere considerata come uno strumento volto anche all’identificazione commerciale; uno strumento per speculare sui tifosi ufficiali, ma anche occasionali, che rifiutando la tessera, non avranno accesso allo stadio e che per vedere la partita avranno solo il digitale o il satellite a pagamento.
Pertanto si dovrebbe richiedere una modifica radicale, se non proprio una cancellazione, dei provvedimenti che prevedono la tessera del tifoso, ribadendo, nel contempo, il suo impegno e appoggio per tutte le iniziative volte a contrastare violenza e razzismo anche sui terreni di gioco.
Se l’Us Lecce opponesse rifiuto all’adozione della tessera si eviterebbe che il Popolo Giallorosso possa essere limitato nella propria libertà di spostamento. Si eviterebbe che al Popolo Giallorosso possa essere impedito di andare in trasferta nel settore ospiti. Sarebbero “colpiti” soprattutto, a parte il cuore pulsante ultras al seguito da Lecce, anche tutti coloro (studenti e lavoratori emigrati) che uniti, insieme agli altri in un unico settore, si sentono al sicuro nelle pericolose trasferte in giro per l’Italia.
Sapete quale scenario si prospetterà ?
Una parte (esigua) in un qualsiasi settore dello stadio a stretto contatto di gomito con i tifosi avversari, un'altra (altrettanto esigua) nel settore ospiti, la stragrande maggioranza davanti alle tv.
Ergo, la morte del tifo in trasferta, già duramente sbiadito dalla mancanza di colore, al seguito del Lecce e quindi la fine di un’aggregazione social-popolare che ogni 15 giorni si ritrovava come per incanto avvinta da passione, emozione, entusiasmo per due colori. Stop quindi alla voglia di tifare e gioire insieme. E' in atto una svolta che potrà portare a un ridimensionamento del tifo organizzato, per lo meno quello che personalmente reputo sano, e a un rimescolamento del tifo disorganizzato.
Di conseguenza, coloro che decideranno di non seguire più la squadra in trasferta perderanno stimoli anche per organizzare il tifo in casa soprattutto in costanza di caro-prezzi , repressione e limitazioni all’accesso allo stadio.
Vi è di più. Se, come sembra, condicio sine qua non al rilascio dell’abbonamento sarà la tessera del tifoso, curioso sarà constatare quanti ragazzi dei ceti meno abbienti avranno la possibilità economica di pagare ogni singolo biglietto ai prezzi stabiliti per la serie A. Il risultato scontato sarà un decremento della parte di tifoseria più attaccata alla maglia in favore di altri fattori che nulla hanno a che vedere con il tifo. Nulla aggiungo al fatto che la tessera oltre ad uno strumento di schedatura costituirà una fonte di guadagno per le multinazionali, istituti bancari e imprese legate a questo o quel personaggio politico noto…
Nulla aggiungo al fatto che la tessera costituirà anche uno strumento subdolo di controllo, monitoraggio ed identificazione del singolo e della massa, tipico da regime, che un tifoso non potrà accettare. Sarebbe bello sapere se il Lecce calcio intende comunicare ai propri tifosi quali intenzioni ha in ordine all’applicazione della tessera del tifoso.
Infine sappiate che in tanti si sono mossi contro questo progetto liberticida: esperti in diritto quali i miei colleghi Lorenzo Contucci e Giovanni Adami, giornalisti come Martucci e Padovan, uomini di calcio come Lippi, Zamparini, Cairo, Cellino , calciatori come Totti , De Rossi e Palombo.
Comunque vada chi ha lottato potrà sperare che si eviti il paradosso che al tuo fianco potrà sedere allo stadio un rapinatore o pedofilo o violentatore indagato a piede libero o che ha scontato la propria pena mentre non lo potrà fare chi ha acceso un fumogeno o ha posto il suo posteriore in un posto diverso da quello assegnatogli dal biglietto (nominale, come la tessera….) e che ha subito una multa per la violazione del regolamento d’uso dell’impianto sportivo o chi è stato attinto da Daspo che, lo sanno tutti, soprattutto a Lecce, viene comminato per la durata da 3 a 5 anni e viene scontato senza potersi difendere in un processo penale perché destinato alla prescrizione nella maggior parte dei casi. Io non mi tessero e non ci vado più allo stadio da oltre un anno. Perché avevo capito tutto. Per me il tifo è morto e sepolto.
Voi fate come meglio credete. Buona tessera a tutti.
* Pinuccio Milli, Avvocato penalista, esperto in diritto sulla legislazione inerente gli stadi
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