sabato 4 dicembre 2010

IL CORSIVO - Ma era proprio necessario?

03.12.2010 02:49 di Marco Montagna

Non bastava la crisi di punti, di gioco, tecnica e societaria. Adesso arrivano anche le estemporanee ed assurde contestazioni a Souleymane Diamoutene, reo, secondo una sparuta frangia di sedicenti tifosi leccesi, di non esser degno di indossare la maglia giallorossa dopo aver giocato – e nemmeno tanto – una stagione nel Bari.

La contestazione a sfondo razziale è stata solo una pessima ciliegina sulla torta. Il difensore maliano, ovviamente scosso per l'accaduto, ha ribadito – a dispetto di tutto e con fermezza - di stare bene a Lecce e di sentirsi come a casa sua. Certo è che in una settimana terrificante, iniziata con il post-Cagliari e le dimissioni, poi respinte, di De Canio, un simile gesto è inaccettabile, nonché inqualificabile.

C'erano tempi in cui si tifava solo ed esclusivamente per la propria squadra. Infischiandosene delle altre, rivali o amiche comprese. Poi gravi episodi di teppismo, da entrambe le parti (lancio di un posacenere da un treno con conseguente ferimento di vigile urbano, Lecce; lancio di bombe carta tra gli spettatori e verso il settore dedicati ai disabili, Bari) hanno tracciato reso più profondo il solco tra le due tifoserie. A nulla è valso l'intervento pacificatore di alcuni politici, che hanno sempre cercato di stemperare – qualcuno un po' troppo goffamente – la rivalità sportiva, sociale e culturale tra le due tifoserie.

Negli ultimi mesi, ha cominciato a muoversi il carrozzone della Regione Salento, un progetto che mira ad ottenere il distaccamento dalla Regione Puglia, in nome delle differenze antropologiche, sociali, storiche e di costume tra il Salento e la parte superiore del Tacco d'Italia. Non entriamo in merito alla questione. Ma la violenza – semmai ispirata da sentimenti autonomistici - è sempre e comunque da condannare. E l'uso della violenza è ancor più becero se si alimenta da rivalità calcistiche.

Diamoutene ha sempre dimostrato di fare onestamente il suo lavoro. Non sarà di certo dotatissimo tecnicamente, ma la grinta non è mai mancata. Far del maliano un capro espiatorio per sfogare istinti repressi, imputandogli dei trascorsi baresi, è assurdo. Come se Francesco "Checco" Palmieri, bomber che scrisse alcune delle pagine più gloriose del calcio leccese, non fosse originario del capoluogo di regione. Oppure, per restare in tema con l'anniversario della sua morte, come se il compianto Michele Lorusso fosse di Bergamo. Per far due nomi. Non è nostro intento ricorrere ad ulteriori statistiche, ma ci sorge una domanda: c'è un'arma più efficace dell'indifferenza, se si vuole contestare e/o disprezzare qualcuno?

Una gloriosa tifoseria, che fu una delle migliori e più apprezzate e rispettate d'Italia, non può ridursi a far parlare di sé per queste assurdità. A suo discapito c'è la grave repressione, in alcuni casi largamente eccessiva e spropositata, di cui è stata vittima negli ultimi anni, a causa anche dello scollamento creato da alcune normative di legge che a Lecce hanno trovato diversa, e più rigorosa, applicazione, rispetto ad altre parti d'Italia. Ma, così facendo, si passa dalla parte del torto. E i sassofonisti non attendevano altro…

1 commento:

  1. NO ALLA REGIONE SALENTO !!!! VIVA LA PUGLIA UNITA E FORTE !!!

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